Se seguissimo alla lettera il corso della natura dovremmo lasciare le uova nella vasca, aspettare che i genitori muoiano, lasciar evaporare tutta l’acqua e aspettare alcuni mesi prima di bagnare il fondo con acqua piovana. È del tutto evidente che questo è un metodo poco pratico se non altro per il fatto di tenere impegnata una vasca per mesi senza un reale motivo. Infatti la torba può facilmente essere conservata altrove. Anche in questo caso i contenitori per alimenti con coperchio ermetico vanno benissimo tuttavia hanno il difetto di occupare molto spazio e, soprattutto, in caso di spedizione ad altri appassionati, decisamente poco pratici. Oggi la maggior parte degli allevatori conserva le uova in sacchetti di plastica atossici. Prima di imbustarla controllatela attentamente eliminando eventuali grumi e, se vi sembra troppo bagnata, lasciatela asciugare ancora, mentre, se risulta troppo asciutta, bagnatela con qualche goccia d’acqua osmotica.
Versate tutta la torba nel sacchetto, pressatela leggermente verso il fondo e cominciate ad arrotolare il bordo superiore in modo da eliminare il più possibile tutta l’aria presente. Quando il sacchetto contiene solo torba, ripiegate l’imboccatura e sigillatela con una etichetta adesiva contenente tutti i dati necessari al riconoscimento della specie al momento della schiusa. In alternativa sigillate la busta con del normale nastro adesivo e ponete l’etichetta con le indicazioni bene in vista sul davanti della busta.
In alternativa si possono utilizzare i sacchetti di plastica per alimenti con chiusura a pressione, molto comodi nel momento della verifica dello stato delle uova.
I dati, assolutamente indispensabili, sono i seguenti:
1. Genere e specie (Es. Nothobranchius rachovii)
2. Location (Es. Beira 98)
3. Quantità di uova (verificata o approssimativa)
4. Data di raccolta (e data presunta di schiusa)